venerdì 10 ottobre 2008

Affare fatto!


Quando me lo ha detto per la prima volta, oramai anni fa, mi è subito sembrata un’idea folle. Una di quelle pensate che non ti aspetteresti da uno tranquillo e razionale come lui. Quel tipo di persona che non ha mai fumato, che non ha mai ecceduto con l’alcool, che non sa cosa siano gli effetti delle droghe, alla quale il gioco d’azzardo è caro solo per la sceneggiatura di un paio di pellicole di livello, uno che perfino con le ragazze è sempre stato cauto: assolutamente avverso ad ogni tipo di vizio, insomma.
Ora, tutto d’un tratto, mi propone una cosa che, non solo mi appare priva di ogni fondamento razionale, ma anche contraria ai semplicissimi, ma irrinunciabili, fondamenti etici su cui abbiamo edificato il nostro ventennale rapporto.
Le mie prime parole per un lapidario commento, non prima di essermi accertato con un paio di domande di riscontro di aver correttamente interpretato il pensiero del mio interlocutore, sono state: “che […..] stai dicendo?!?”.
Ad un tratto, tutto ciò che era stato costruito in anni di certosino lavoro, a costo di estenuanti ricerche, di interminabili letture di verifica, tutto ciò che aveva generato innumerevoli valutazioni di sostenibilità economica e cicliche discussioni (senza le quali i nostri pomeriggi di provincia si sarebbero tinti di quella incolore apatia che tendeva, incontrastabile, a dominare il circostante), ad un tratto, dicevo, stavamo correndo il rischio che tutto venisse disperso, che la memoria si confondesse nell’oblio, con il rumore delle suggestioni dei più agitati dormiveglia. Che tutto svanisse come cenere nell’aria, come lacrime nella pioggia.
“Fammi capire meglio: tu mi stai dicendo che hai già contattato qualcuno per definire i dettagli dell’operazione…?” …e dall’altra parte: “proprio così”.
Ora, il fatto che, dopo anni, uno come me ricordi: le testuali parole di un improbabile colloquio, il periodo in cui si sia svolto, il luogo in cui si trovasse; è testimonianza del fatto che, credetemi, questo evento rappresenti uno spartiacque nella storia della sua interazione con il circostante. Ho imparato che perfino chi ti sembra compassato e razionale, ragionevole e rispettabile, uno al quale affideresti ciò che hai di più caro, può sorprenderti, così, all’improvviso, tentando di sostituire i fondamenti del vostro rapporto con la più insensata delle amenità!
Quella telefonata, a squarciare il grigio di uno dei miei innumerevoli pomeriggi milanesi, è stata come un acquazzone a ciel sereno, una di quelle sveglie che ti capitano poche volte, di quelle che lasciano il segno. Mi sono sentito come il poderoso vitello texano, sdraiato, con le zampe abilmente legate da rudi cowboys (hi-haa!), che se la ridono bruciandogli a fuoco le chiappe con un marchio indelebile.
La prima sensazione fisica è stato un sottile, ma intenso calore, che, dal suo vertice più basso, ha percorso in senso ascensionale la colonna vertebrale fino a raggiungere la base del collo, per poi inebriarmi la testa. Non sapevo più se rallegrarmi per il pericolo scampato (ammesso fosse passato veramente), gioire per la nuova opportunità o rattristarmi per la privazione che il mio fratello d’ascolti era disposto a compiere. Il primo istinto fu di prendere tempo, soprattutto perché morbosamente interessato alle motivazioni che spingevano ad un atto così scellerato.
Sono passati 5 lunghi anni da quando mi ha scritto: “Devo confessarti che non saprei quanto chiedere per la mia collezione, tenuto conto dell'asta che si è scatenata. Personalmente 1000 euro mi sembravano pochi avendo speso almeno 5 milioni di vecchie Lire per metterla insieme. I negozianti interpellati mi avevano furbescamente offerto max 1000 euro per l'intero blocco ed al mio diniego hanno rilanciato fino a 1500. Questo mi lascia intendere che vale di più di quanto mi avevano detto in precedenza”. Ci siamo accordati per 4000 Euro, dopo, che a distanza di 5 anni, me ne aveva chiesti 5000: non ho fatto un grande affare, in fondo in fondo lo so. Il peggio è che un periodo così lungo abbia comportato solo una rivalutazione economica del blocco, visto che chi vende non ha cambiato idea e che le sue spiegazioni non mi sembrano affatto convincenti. Rimango col dubbio e pago il doppio.
Punto primo: perché era ed è disposto a separarsene; punto secondo: perché avrebbe ceduto a chiunque; punto terzo: cosa lo ha illuminato, spingendolo a rivolgersi a me. La spiegazione della convenienza economica potrebbe avere un fondamento, se il legame affettivo con la merce in vendita fosse stato completamente reciso dal mio interlocutore, nel qual caso starei acquistando da un perfetto sconosciuto. Ma è un mio amico, ed allora sono indotto a pensare che la nostra madre terra sia stata così avara di occasioni, da indurlo a separarsi anche da ciò che per me ancora rappresenta un pezzo importante della nostra storia, ma allora perché vederlo a chiunque, quando puoi verificare prima se c’è un amico disposto a venirti incontro? Forse perché se sei indotto a separartene, allora val bene organizzare una bella asta... un bel tutti contro tutti. È razionale e, a pensarci bene, è nell’indole del mio. Rimarrò col dubbio, ma la missione va condotta a termine.
Sebbene negli anni abbia cercato di far digerire il boccone al mio angelo custode, non mi sembra fino a questo momento di aver costruito argomentazioni convincenti… le ho provate tutte, mi sono tornate tutte contro. Man mano che affinavo la rappresentazione delle mie ragioni, come abile avvocato, proveniente dalla migliore delle tradizioni forensi, con crescente intensità mi tornavano indietro. Come atleta non sono stato mai un granché, la mia capacità di schivare è pari a quella del vitello nell’evitare il tatuaggio a fuoco. Allora ho pensato che mi dovevo inventare qualcosa di definitivo: “Ho fatto un po’ di conti. I dischi sono 359, uno al giorno per tutto l’anno a venire. Un disco per ogni giorno dell’anno! Si tratta semplicemente di mettere nel salvadanaio 11 Euro al giorno. Mi sono detto che potrei smettere di fumare ed investire diversamente quei soldi, ma l’ho già fatto qualche anno fa. Potrei dispensare consigli per 1 Euro, servirebbero 11 consigli al giorno… Potrei tornare in consulenza, in quel caso me la caverei con 3 o 4 giornate di consigli. Potrei vendere 2 copiatrici usate, di quelle che fai sparire per fare il target con il nuovo. Potrei diventare l’impresario di Luigi e fondare la Banca del Piffero… sono 11 Euro al giorno per una buona idea…”.
Non penso che riuscirò mai ad ottenere un aperto beneplacito, del resto ci sono cose che nella vita vanno affrontate da soli, o, al massimo, con l’aiuto di una banca. 11 Euro al giorno sono circa 330 Euro al mese. È la rata di un’auto media, un terzo della rata di mutuo, il valore di due, o al massimo tre, visite al supermercato. Potrei trovare infiniti termini di paragone, ma, tanto, la decisione l’ho già presa 5 anni fa. A pensarci meglio, però, esiste un termine di paragone appropriato, perfettamente calzante, che non richiede alcuno sforzo nel ritagliare la similitudine. Il fatto è che non ho proprio voglia di tirarlo in ballo.
Se penso a ciò che spendo ogni anno, da 20 anni a questa parte, in supporti fonografici e volessi rappresentarlo graficamente in funzione del tempo, dovrei tracciare una curva crescente, alla pericolosa ricerca di un asintoto verticale! Non va bene. Anche perché la scomparsa del concetto di disco e la progressiva perdita di significato del relativo supporto, gli ascolti destrutturati negli interstizi di giornate sempre più complesse da gestire, la pressione dell’industria dei gadget (te li trovi in mano, come regali, anche non ne senti minimamente il bisogno) che si è, di forza, sostituita a quella dei supporti, dovrebbero spingerti in senso diametralmente opposto. Sono un economista aziendale, so che non è possibile aspirare a sostenere da solo l’intero settore dei supporti fonografici. Se dovessi decidere di fare ciò che è più logico in assoluto, darei (ciò che percepisco come) il colpo definitivo ad un settore alla canna del gas. La soluzione al mio rebus c’è: basta sospendere l’acquisto di nuove produzioni per un anno ed intanto onorare il debito contratto. Ciò, però, richiederebbe uno sforzo di volontà enorme. Prima di tutto dovrei dimenticarmi dell’esistenza di ebay per l’acquisto del vinile. Anche quando ti viene in mente quel disco che hai ascoltato una mezza volta dieci anni fa, che non sai più come andare a recuperare, non è un problema. Con tre click lo vai a beccare nella cantina di un pentito dell’Iowa che, senza indugio, te lo impacchetta per una comoda consegna a casa qualche giorno dopo (vettore permettendo, naturalmente. Anche se oramai, per fortuna, tutto il mondo ha imparato a diffidare delle Poste Italiane e sceglie operatori privati). Anche se riuscissi ad eliminare questa impareggiabile libidine, ci sono le recensioni. Essendo assiduo lettore di almeno due riviste specializzate, una italiana ed una britannica, ed affezionato frequentatore di almeno tre siti web i cui redattori si fanno in quattro per aggiornarti su tutte le nuove uscite, ristampe comprese, sarà veramente dura non acquistare alcun disco per un anno. Nemmeno un disco per un anno… a rileggerlo, subito dopo averlo scritto, mi vengono i brividi. Ci sarà pure un escamotage, mi dico. Non prendo neppure in considerazione il download di mp3, mi fa anche un certo senso scriverlo, ad essere sincero. So che si tratta di una presa di posizione stupida, ma tant’è. Allora potrei redigere una lista durante tutto l’anno e poi dare libero sfogo agli acquisti quello successivo, ma rimango comunque con un anno di arretrati. Rivaluto l’idea di mettermi a scaricare. Potrei farmi un’idea del disco ascoltando quelle schifezze di file dalla qualità audio improponibile e poi acquistare ad un anno di distanza solo la crème. Anche se questo può sembrare percorribile, come farò a rinunciare al mio classico giro del sabato pomeriggio: Hangover Records del mio amico Luca, Supporti Fonografici (anche se il nome del negozio è cambiato rispetto alla vecchia gestione, ma il nuovo è talmente poca cosa rispetto all’impareggiabile vecchio che io continuo a chiamarlo Supporti Fonografici), Riot Store, Psycho (vorrei poter citare anche Championship Vinyl, ma quello forse appartiene solo al regno della fantasia). Come farò a evitare di frequentare il Salotto Rockabilly d’Italia che opera sotto il logo delle due chitarre nere incrociate a testa in giù, hangover, appunto. Perfettamente in stile, cagnettina rompiballe compresa, che modula il tono del suo latrare in funzione del volume dello stereo. Come farò ad evitare di dedicare il solo pomeriggio che ancora mi rimane a disposizione agli unici commercianti che apertamente insultano gli avventori a causa dei loro gusti. Anni fa, il navigato gestore di Supporti mi domanda, con aria serafica: “fa cagare abbastanza”? Si riferiva evidentemente ad un disco che avrebbe dovuto vendermi. Non ancora pago, si rivolge ad un gruppetto di altri avventori poco distanti: “si, perché se non fanno cagare abbastanza, lui non li compra”.
Si accettano scommesse: ho poi comprato quel disco? Fatto sta che la cosa è oramai negli annali, il mio angelo custode utilizza questo aneddoto a mo’ di ammonimento, per descrivere i miei gusti ai malcapitati, che, appresa la cosa, si guardano bene dal chiedermi di accendere lo stereo quando passano da casa.
Riuscirò mai a rinunciare, per un anno intero, al calore che certe cose sono in grado di generare?
All’odore intenso della trattoria di via Mora, di fronte al Riot, sempre pronta ad alimentare i commercianti della zona ed i relativi avventori, occasione di confronto sulle abitudini a tavola degli ambulanti nordafricani, carichi di tappeti recuperarti in occasione dell’ultimo rientro a Casablanca?
Potrei forzarmi. Stabilire una limitazione d’accesso ai dischi della collezione in vendita, in maniera da poter ascoltare solo quelli per i quali ho maturato il diritto di proprietà, attraverso la restituzione al finanziatore degli 11 Euro quotidiani. Man mano che il tempo scorre (ed io accumulo denari), potrei accedere ad un numero crescente di vinili. Questo dovrebbe servire a compensare la mancanza del senso di scoperta legata alle privazioni sul nuovo, se non fosse che gran parte di quei dischi la conosco già, abbondantemente!
Potrei tentare di convincere il gestore di un qualche bar frequentato da giovani universitari ad ingaggiarmi per mettere dischi al venerdì sera, il compenso sarebbe già definito: 77 Euro a serata, non uno in più, non uno in meno. Posso provare.
Allora perché non metter su una sorta di eccentrico blog in chiave minore, al solo fine di raccontare questa stravagante transazione e chiedere ai più sensibili di contribuire all’impresa con una donazione, via PayPal? Basterebbero 359 curiosi, 359 musicofili, 359 sognatori, 359 tra amici ed amici degli amici, 359 artisti, 359 discografici, 359 persone disposte a rinunciare ad un Euro per partecipare alla realizzazione della mia fatica salvifica. Ci sarebbero mille motivi migliori per investire anche uno solo dei propri Euro, ma, si sa, al cuor non si comanda… e questo è proprio uno di quegli affari.
Il significato, spesso sinistro, di quest’ultima parola, riporta alla mia mente la fredda merce. Apro per l’ennesima volta il file di elenco, studiato e ristudiato nei minimi dettagli. In effetti, è come se negli ultimi tempi mi fossi costruito un piccolo rito, del tutto personale, quasi a cercare l’ispirazione, la definitiva conferma per una decisione presa d’istinto, a scatola chiusa, senza prestare la minima attenzione né alla mercanzia, né al suo prezzo.
Da cima a fondo, vediamo un po’ di che si tratta. Agent orange living in darkness è il primo...

...Poi tutti gli altri: alarm declaration, alarm s/t, alarm strenght, albert king s/t, alex chilton feudalist tarts, always august largeness with wholes, american music club california, american music club engine, anabel lamb once bitten, bad brains rock for light, beast of borbon the axeman's jazz, bevis frond inner marshland, bewitched brain eraser, billy bragg talking with the taxman, black flag sleep it in, bob dylan infidels, bob dylan/the band before the flood, bob mould black sheets of rain, bob mould workbook, brainiac smack bunny baby, bruce springsteen born in the usa, bruce springsteen born to run, bruce willis the return of bruno, buffalo tom birdbrain, buffalo tom s/t, buster poindexter s/t, butthole surfers pioughd, carmel the drum is everything, cheater slicks don't like you, chesterfield kings here are the …, chesterfield kings stop, cocteau twins blue bell knoll, cocteau twins treasure, cowboy junkies the caution horses, cramps a date with elvis, cure japanese whispers, cure kiss me kiss me kiss me, cure seventeen seconds, cure the head on the door, cure the top, d. anger/b. higbie quintet live at montreux, dalis car the waking hour, daniel lanois acadie, danny & dusty the lost weekend, danzig II lucifuge, dave alvin every night about this time, david sylvian brilliant trees, david sylvian gone to heart, david sylvian plight & premonition, david sylvian secrets of the behive, del amitri s/t, del amitri waking hours, del fuegos boston mass., del fuegos smokin in the fields, del fuegos stand up, del fuegos the longest day, dexy's midnight runners don't stand me down, die kreuzen century days, died pretty every brilliant eye, died pretty free dirt, died pretty next to nothing, died pretty out of unknown, diesel queens hooked on moronics, dinosaur jr. bug, dinosaur jr. green mind, doors 13, doors classics, doors l.a.woman, doors morrison hotel, down by law s/t, dr. 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Se mi fermo al quadro d’insieme, senza tener conto dei dettagli, è evidente che si tratta di uno spaccato dell’underground dei mitici anni ottanta. Un periodo che per la mia generazione è stato come gli irripetibili ’60 per i nostri genitori. Non solo in generale, per quella sensazione di leggiadra fiducia generata dall’età e favorita dalla congiuntura economica e sociale, ma anche nello specifico musicale. Gli ottanta hanno beneficiato della ventata di aria cristallina portata dal punk e sono sufficientemente distanti dall’agonia del grunge, prima, e del post-rock, poi. Se queste ovvie riflessioni mi sono di conforto nel pensare alla quantificazione monetaria di questa sessantina di chili di vinile (e carta), c’è tuttavia un dettaglio dissonante. C’è un elemento che all’occhio distratto potrebbe rimanere nascosto e che, invece, ha subito attirato la mia scaltra attenzione. Un elemento che, sebbene abbia tentato (con un maldestro tentativo di autoinganno) di far passare sotto tono, quasi inosservato, continua, invece, a generare una sottile ed inconfessabile forma di imbarazzo, mettendo a dura prova la mia autostima di cultore: Bruce Willis, the return of Bruno.
Sarà lui? Sarà una ridicola omonimia? In effetti, se ci penso, conosco un gruppo che suona sotto il nome di Paul Newman, ma (a prescindere dalla differenza di spessore tra Willis e Newman, che, comunque, mi sembra irrilevante in questo contesto) i giovani che si lasciano chiamare come l’attore dagli occhi di ghiaccio avevano, al momento di scegliere il nome, già subito lo shock emotivo del post-rock e sono, solo per questo, ben giustificati. Non basta. Il titolo: il ritorno di Bruno. Sarà una colonna sonora? O si tratta veramente di una composizione in onore di un amico italiano? Non mi so dare pace.
(to be continued…)
Marco

martedì 7 ottobre 2008

Futbol Revolucion


Enric Gonzalez è u giornalista spagnolo nato a Barcellona nel 1959. E' sato corrispondente del quotidiano El Paìs da Londra, Parigi, New York, Roma.
Enric Gonzalez, come molti altri, pensa che il calcio sia qualcosa di più di un semplice gioco.
Pallone e bandiera
L’industrializzazione forsennata dell’Ottocento lasciò in eredità al secolo successivo due fenomeni di massa stranamente legati: il marxismo ed il calcio. Entrambi nacquero come prodotti dell’immigrazione urbana, della crisi del divino e, in fin dei conti, dell’alienazione del nuovo proletariato. Il marxismo proponeva come soluzione la socializzazione dei mezzi di produzione e l’egemonia della classe operaia; il calcio offriva un pallone, undici giocatori ed una bandiera. Ormai non ci sono più dubbi su quale tra le due fosse l’offerta più allettante.
Il successo del calcio non è dovuto al pallone o al giocatore, ma alla bandiera, un fattore di identificazione assolutamente irrazionale. E’ bene chiarire questo punto. Prima che le masse rimanessero orfane, lo sport ruotava intorno alla figura dell’eroe. Il grande sportivo era un modello di virtù e incarnava le aspirazioni collettive. Nell’Europa continentale le cose continuarono ad andare così per buona parte del Novecento.
E’ significativo che i due giornali sportivi più antichi d’Europa, La Gazzetta dello Sport (1896) ed El Mundo Deportivo (1906) siano nati per parlare di ciclismo. La regina dei sogni poveri era la bicicletta: L’eroe era un tizio magro che pedalava, curvo sul manubrio, immolando polmoni e fondoschiena sulle strade sterrate. Ma al ciclismo, per quanto ricco di metafore letterarie, mancavano le metafore sociali.
Quella era un’epoca di masse e non di individui, ed il ciclismo era incapace di esprimere elementi totemici come il clan, il tempio, la guerra, l’eternità. Tutte cose che, invece, si trovavano nel calcio.
Il calcio si basa sul clan (i tifosi), il tempio (lo stadio), la guerra (il nemico è la squadra dell’altro quartiere, dell’altra città, dell’altro Paese), e l’eternità (una maglia ed una bandiera di tradizione teoricamente gloriosa, che passano in eredità di generazione in generazione). Con il calcio non si è mai soli, il segreto del calcio è questo.
(Internazionale n. 760 - 5/11 settembre 2008)
Luca

Travaglio c'è. Verità su Roma-Napoli


Su di Lui proprio non nutrivamo dubbi. Ecco quanto scritto da Marco Travaglio a proposito dei fatti mai accaduti prima, durante e dopo la partita Roma-Napoli dello scorso 31 agosto.


Tanto fumo, niente arresti


Un sondaggio commissionato su 2 mila persone dall’Ordine dei giornalisti Lombardia rivela che gl’italiani hanno un’immagine pessima (32%) o cattiva (23%) dei giornalisti. Ma va? Il 31 agosto, prima giornata di campionato, tg e giornali annunciarono che un’orda di ultras napoletani in partenza per Roma avevano assaltato l’Intercity “Modigliani” Napoli-Torino devastandolo, malmenando i controllori e sequestrando decine di passeggeri terrorizzati. Unica fonte della presunta notizia: un comunicato di Trenitalia che parlava di “treno interamente vandalizzato, danni ingenti a 11 carrozze, azionato più volte il freno d’emergenza, prima stima dei danni circa 500 mila euro”. Meglio del Vangelo. Tg1: “Intercity per Roma, a bordo solo ultras: danni per 500 mila euro”. Tg2: “Caos alle stazioni di Napoli e Roma: i tifosi partenopei assaltano treno”. Tg3: “Tifosi del Napoli padroni del treno, inferno nella stazione di Napoli, 300 passeggeri in ostaggio, devastate le stazioni”. Studio Aperto: “Guerriglia, panico tra i passeggeri cacciati dal treno, 4 ferrovieri feriti”. Corriere della sera: “Assalto ultrà ai treni: danni e caos”. La Repubblica: “Assalto ultrà al treno, passeggeri cacciati dai tifosi”. Il Mattino: “Napoli, assalto ultrà al treno”. La Stampa: “Gli ultras distruggono il treno”. L’Unità: “Il treno della paura: Intercity in ostaggio dei tifosi napoletani”. Il Giornale: “Ultrà napoletani ‘rubano’ il treno: c’è la partita, cacciati i passeggeri” (segue commento: “Gomorra pallonara”). Qualcuno parla addirittura di “bombe carta” esplose all’arrivo alla stazione Termini. Poi governo e Polizia, sommersi dalle critiche per non aver saputo prevenire un evento piuttosto prevedibile, buttano lì che gli ultras erano camorristi travestiti e dediti al “terrorismo”. Altri titoloni a fotocopia: “200 pregiudicati sul treno degli ultras”. “Non ultras, ma camorristi e terroristi”. “Che fanno i giudici?”. “Tolleranza zero”.”Certezza della pena”. Il presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese propone di arrestarne qualche migliaio e recluderli direttamente negli stadi, come faceva il buon Pinochet. Che ne è di quel po’ po’ di casino a un mese di distanza? L’ha spiegato l’altra sera, in un’illuminante inchiesta dal titolo “La bufala campana”, l’inviato di Rainews24 Enzo Cappucci sulla scorta delle conclusioni del pm che segue il caso, Antonello Ardituro. Tanto rumore per nulla. Nessun arresto, nessuna devastazione. Solo alcuni episodi di danneggiamento. Nessuna bomba carta, al massimo qualche petardo e bengala. Delle lesioni ai controllori, per ora, nessuna traccia: Rainews ha chiesto invano i referti medici. Delle 11 carrozze “vandalizzate”, Trenitalia ne ha messe a disposizione degl’inquirenti solo 4: le altre continuano tranquillamente a viaggiare. E i “danni per 500 mila euro”? Nemmeno l’ombra. Digos e Carabinieri parlano di 80 tendine danneggiate, qualche sedile tagliato, due vetri rotti e un water divelto (ma che abbiano fatto tutto gli ultras è da provare, viste le condizioni in cui versano i treni anche senza ultras): roba da qualche migliaio di euro, non di più. E gli “assalti alle due stazioni?”. Altra bufala: normali immagini di ordinaria tifoseria domenicale. Rainews mostra le sequenze dei tifosi veronesi che lasciano Napoli un paio d’anni fa, insultando poliziotti e napoletani nella solita nuvola di fumogeni (allora, però, sui giornali non uscì nemmeno un trafiletto). Cappucci intervista alcuni testimoni oculari. Tommaso Delli Paoli, segretario generale del sindacato di polizia Silp-Cgil: “Gli ultras non sono angioletti, ma non è accaduto niente di quel che si è voluto raccontare. Normali tensioni tra gli ultras con biglietti e documenti, che volevano raggiungere lo stadio di Roma, e i responsabili di Trenitalia che han bloccato il treno prima in stazione e poi di nuovo in aperta campagna. Non credo che abbiano tirato il freno d’emergenza, avevano fretta di arrivare a Roma. Pare che il treno mostrato in tv non fosse quello vero”. Violenze sul personale, sugli agenti e sui passeggeri? Due giornalisti sportivi austriaci, anch’essi sul treno incriminato, non han visto “nessuna violenza o scontro. Devastazioni? No, il treno era troppo pieno perché qualcuno potesse muoversi. L’unica paura è stata quella di perderci la partita, visto che il treno non partiva”. E la camorra? E il terrorismo? Qualche decina di pregiudicati c’erano: meno comunque di quelli presenti in Parlamento. Magari finirà con Trenitalia che ringrazia gli ultras: i loro cori potrebbero aver messo in fuga le zecche e i pidocchi.
Luca

sabato 4 ottobre 2008

Il risveglio delle (in)coscienze. Verità su Roma-Napoli

Così, a poco più di un mese dai fatti, Carlo M. Miele sull'edizione di ieri de Il Manifesto.


Bufala ultra-mediatica
Un'inchiesta di Rainews 24 smonta l'assalto al treno dei tifosi azzurri il 31 agosto
Carlo M. Miele
NAPOLI


L'espressione più usata nei telegiornali del 31 agosto e sui quotidiani del giorno dopo è «assalto al treno». Ma si parla anche di «devastazioni», di «follia ultrà», di «scene di guerriglia». Cronaca di un'ordinaria giornata di calcio e di tifo malato. È la domenica della prima giornata di campionato quando, poco dopo le otto di mattina, circa tremila tifosi del Napoli arrivano alla stazione centrale del capoluogo campano per raggiungere Roma, dove si terrà la partita di cartello con i giallorossi. Nella ricostruzione ufficiale, rimbalzata su tutti i media, l'intercity «Modigliani» viene letteralmente «assaltato» dagli ultras. Trecento passeggeri «normali» vengono costretti a scendere, mentre il treno parte con circa tre ore di ritardo, si ferma più volte lungo il percorso, compreso uno stop in galleria di un quarto d'ora, e i sostenitori partenopei arrivano all'Olimpico a partita abbondantemente iniziata. Sono le 17 quando i tg trasmettono il comunicato ufficiale di Trenitalia, che parla di quattro controllori feriti e di danni complessivi per 500 mila euro. Nessuno contesta questa versione, la condanna è unanime. Il ministro degli Interni Roberto Maroni sottolinea la presenza a bordo del treno di ben 27 affiliati alla camorra e 800 pregiudicati su un totale di 3mila, media vicina a 1 a 3. La società sportiva Calcio Napoli paga con la chiusura delle curve nelle partite casalinghe per quattro giornate, poi ridotte a tre. Pagano anche gli 11mila abbonati dei due settori, allontanati dallo stadio al di là dell'effettivo coinvolgimento negli scontri. Ma col passare dei giorni qualche dubbio inizia a emergere. Per primi sono gli stessi ultrà del Napoli che sui vari forum specializzati raccontano la loro verità, negando le devastazioni e parlando apertamente di invenzione mediatica. Poi ci pensa la procura di Napoli, per cui le «devastazioni» diventano semplici «danneggiamenti». «La bufala campana», la definisce Rai News 24, che agli incidenti del 31 agosto ha dedicato un'inchiesta di Enzo Cappucci trasmessa mercoledì e reperibile su youtube . Emergono con chiarezza i tratti di una notizia gonfiata a bella posta, magari per distogliere l'attenzione da chi quel giorno era responsabile della gestione della sicurezza. Nel filmato Rai Tommaso Delli Paoli della Silp Cigil di Napoli difende l'operato dei poliziotti e contesta apertamente la versione trasmessa dai media nazionali, parlando di «una notizia molto gonfiata» e descrive «leggere frizioni», «cose normali» nella gestione dell'ordine pubblico, sicuramente molto lontane dallo scenario drammatico descritto dai media e dal governo. In precedenza, due giornalisti austriaci che si trovavano a bordo del treno famigerato avevano raccontato la loro versione dei fatti in un'intervista al quotidiano Der Standard , pubblicata in Austria alla metà di settembre e pressoché ignorata in Italia. Reinhard Krennhuber, caporedattore della rivista Ballesterer , nega le minacce degli ultrà napoletani ai danni dei trecento passeggeri del treno e afferma che pur avendo assistito alla demolizione dei bagni «non si arriverebbe comunque mai alla cifra che Trenitalia ha comunicato ufficialmente». Secondo Krennhuber, «l'unico momento di tensione è stato quando, dopo la partita, sono entrate le forze dell'ordine nei bus per picchiare a caso chiunque si trovasse sulla loro via, il tutto con la scusa che queste persone avrebbero ostacolato la partenza dei mezzi». In definitiva Krennhuber sostiene che «c'è una discrepanza enorme tra quello che abbiamo vissuto quel giorno e cosa hanno riportato i media il giorno seguente». Nel frattempo, a distanza di un mese esatto, non si trovano i quattro controllori feriti. Non è stato arrestato nessuno e soprattutto non vi è più traccia dell'intercity «Modigliani», con i suoi 500mila euro di danni, che la Scientifica di Napoli avrebbe dovuto esaminare. Secondo quanto emerso finora, quattro vagoni si troverebbero ancora a Napoli, mentre gli altri sarebbero stati rimessi in servizio. Nell'inchiesta Rai, Delli Paoli avanza l'ipotesi che il treno mostrato nelle immagini televisive non sia quello «devastato dagli ultrà», ma un altro. Su questo e su tutto il resto dovrà adesso far luce la procura napoletana.
Luca

giovedì 2 ottobre 2008

Informazione e indignazione: verità su Roma-Napoli

Questa l'inchiesta di Rainews 24.

Parte 1/2



Parte 2/2



Questa l'intervista a Enzo Cappucci, autore dell'inchietsa.

- Com'e' nata l'idea di approffondire il post Roma-Napoli con un reportage?
"L'idea e' nata dopo aver letto un trafiletto su un quotidiano, in cui la magistratura inquirente adombrava l'ipotesi che i danni recati al treno dai tifosi non fossero dell'entità descritta da Trenitalia. Ci siamo incuriositi e abbiamo deciso di andare più a fondo. Per questo ci siamo collegati su internet e, a tal proposito, "Napoli Magazine" ci ha dato molte indicazioni interessanti. In seguito abbiamo rintracciato dei nomi e degli indirizzi, che ci hanno portato a raccogliere alcune testimonianze significative. E' chiaro che tutta questa vicenda e' sotto inchiesta. Sarà la Magistratura a dirci se le cose stanno come abbiamo potuto apprendere dalle testimonianze raccolte. Siamo stati anche a Vienna, per parlare con due colleghi della rivista Ballesterer che erano quel giorno sul treno, e proprio lì abbiamo appreso che i fatti erano andati in maniera diversa. Alcune fonti istituzionali infine ci hanno dato delle conferme e così è nata
l'inchiesta".
- Nel servizio il sindacalista della Polizia, Tommaso Delli Paoli, e il collega austriaco Jacob Rosenberg sono stati molto chiari...
"Si, inoltre Jacob Rosenberg ha fatto un Erasmus a Napoli e parla molto bene l'italiano: sia lui che il suo collega vengono spesso a Napoli in vacanza. Erano spettatori competenti dell'ambiente napoletano".
- Com'è possibile che la stampa nazionale, sulla base di un comunicato emesso da Trenitalia, abbia condannato subito l'accaduto in una maniera così severa? Sono stati definiti *** persone munite dei biglietti per viaggiare sul treno ed assistere alla partita Roma-Napoli. E' un attacco alla città di Napoli? Anche perchè la notizia è stata gonfiata di molto, stando alle testimonianze raccolte...
"Nello specifico non credo che la città di Napoli sia stata il solo obiettivo di questa campagna. Credo invece che l'obiettivo di questa campagna sia stato il calcio violento in generale. Non voglio ergermi a maestrino del giornalismo, ma e' chiaro che la fretta in questi casi può risultare determinante così come il sensazionalismo. Non dimentichiamoci che i giornali, come i telegiornali, sono articoli che si vendono".
- La cosa che dispiace di più è che siano state abbinate frasi come "ecco i teppisti" alle immagini, riproposte all'infinito, dell'arrivo dei tifosi partenopei alla stazione di Roma, dove si vedevano gruppi di persone che correvano perchè avevano già perso la visione del primo tempo della partita...
"Le immagini video disponibili erano carenti. Non c'erano nemmeno immagini di quello che e' accaduto alla stazione di Napoli. Un giornalista che deve effettuare un servizio, e si ritrova il computer invaso da comunicati sugli scontri di Roma-Napoli, usa quello che ha a disposizione. Le uniche immagini disponibili erano quelle dell'arrivo a Roma dei tifosi. Detto questo, però, le testimonianze raccolte fanno capire che a Napoli non c'e' stata la guerriglia. Ci sono stati dunque degli atteggiamenti impropri, perche' non e' corretto parlare di una guerriglia che e' iniziata a Napoli ed e' finita a Roma. Ovviamente ora la parola definitiva spetta alla Magistratura, per cui bisogna attendere la conclusione dell'inchiesta".
- Alla luce delle testimonianze raccolte da Rai News 24, potrebbe essere rivista la sentenza che ha disposto il divieto di trasferte per tutta la stagione ai tifosi del Napoli?
"Non posso dirlo io. Mi sono limitato a descrivere i fatti nell'ambito di un'inchiesta giornalistica. Se la Magistratura trovera' dei riscontri, potra' muoversi anche la Societa' Sportiva Calcio Napoli facendo ricorso, anche se non so se ci sono ancora i tempi tecnici per farlo".
- Rai News 24 ha fornito comunque un servizio importante...
"Rai News 24 è una realta' importante dell'informazione Rai, che crede nel servizio pubblico. Riteniamo opportuno fornire delle informazioni corrette e, quando e' possibile, cerchiamo la verità nei racconti che ci apprestiamo a descrivere ai nostri utenti".

Fonte: http://www.napolimagazine.com/
Luca