venerdì 13 marzo 2009

Roma-Napoli, game over.


Il documento, le conclusioni della magistratura sugli incidenti di Roma-Napoli


Ecco il documento con cui il pubblico ministero Antonello Ardituro ha chiesto al gip l'archiviazione del caso sugli incidenti dello scorso 31 agosto.



Il presente procedimento è stralcio dal procedimento relativo alle indagini che questo ufficio ha in corso nei confronti degli esponenti del tifo organizzato violento del Calcio Napoli. Tali indagini, come noto, hanno condotto all'arresto di numerosi tifosi di gruppi organizzati della Curva A (Teste Matte, Niss, Rione Sanità) della Curva B (Ultras 72) e del settore Distinti (Blue Tiger) per le tipiche contestazioni dei reati da stadio e di gruppo e, in alcuni casi, anche per associazione per delinquere ed estorsione.
L'oggetto specifico del procedimento è l'indagine successiva ai fatti connessi alla trasferta dei tifosi del Napoli a Roma per la prima partita del campionato di serie A 2008/2009, Roma - Napoli del 31 agosto 2008. In particolare sono stati acquisiti atti e compiuti accertamenti in ordine alla condotta dei tifosi dei gruppi organizzati e dei tifosi ad essi non legati che acquistarono il biglietto per la partita a Roma, fra cui rilevano essenzialmente gli atti di danneggiamento del treno IC 520 delle 9.25 che doveva condurre a Roma, dalla stazione di piazza Garibaldi, circa 1500 dei 3000 tifosi napoletani. Il comportamento dei tifosi azzurri destò grande scalpore e la reazione decisa dell'opinione pubblica e delle autorità, con conseguenze particolarmente afflittive per la Società Sportiva Calcio Napoli e per i tifosi abbonati delle due curve.Intervennero sul caso le massime autorità politiche e di polizia e ci fu un' allarmante nota diffusa alle agenzie da Trenitalia s.p.a. che immediatamente indicava in 500.000,00 euro i danni arrecati al treno. La Polfer intervenuta a Roma e gli altri organi di polizia giudiziaria rubricarono la vicenda come "devastazione" e dalle prime note informative nascevano due procedimenti penali, uno presso la Procura della Repubblica di Roma, l'altro presso la Procura della Repubblica di Napoli.
Va sul punto evidenziato che correttamente si è proceduto presso i due uffici giudiziari, atteso che la vicenda oggetto di indagine si presentava complessa e caratterizzata da una serie di fatti, avvenuti lungo tutto l'arco della giornata del 31 agosto, in parte commessi "in partenza" a Napoli, ed in parte commessi "in arrivo" a Roma. Non può del resto sfuggire come il fatto di reato più rilevante, la presunta devastazione o, come più correttamente lo scrivente ritiene, il danneggiamento del treno, si verificò in luogo imprecisato, durante il percorso, e senza la percezione diretta di alcun operatore di polizia giudiziaria o della stessa società ferroviaria.Né in questa sede può glissarsi completamente sulle eventuali concause di quella folle condotta addebitabile ai tifosi del Napoli, con particolare riferimento alle condizioni di fatto, agli stessi non addebitabili, nelle quali si trovarono a dover effettuare quel viaggio. Responsabilità di tipo organizzativo che, seppur non possono minimamente indurre a giustificare i comportamenti violenti, si pongono come antecedenti causali dei fatti di reato commessi.Brevemente occorre ricordare che:

1) Pochi giorni prima della partita i competenti organi, osservatorio e Casms, autorizzarono la trasferta dei tifosi napoletani a Roma e la vendita dei biglietti anche presso il capoluogo partenopeo. La decisione apparve immediatamente incomprensibile a chiunque avesse ordinaria conoscenza della accesa e violenta contrapposizione fra le due tifoserie: solo dalle indagini dell'ultimo anno, effettuate dalla Digos di Napoli e coordinate da questo ufficio, erano emersi gravissimi fatti come quelli di Montepulciano; senza dimenticare fatti più risalenti nel tempo e che facevano comprendere che si trattava di una delle partite più a rischio del campionato. Queste informazioni erano certamente nella disponibilità di organi che hanno fonti di conoscenza anche non giudiziarie e provenienti da soggetti di polizia preventiva e informativa.

2) Del resto, proprio per tali ragioni, i gruppi del tifo organizzato napoletano immediatamente comunicarono di volersi recare a Roma tutti insieme, con il treno, ed evitando pericolosi attraversamenti autostradali e cittadini. La comunicazione fu pubblica, con un volantino distribuito il giovedì allo stadio in occasione della partita di Coppa Uefa , ma anche direttamente rivolta alle autorità, attraverso contatti formali con la Questura e con Trenitalia, in persona dei relativi responsabili a Napoli.

3) L'appello dei tifosi e la richiesta a Trenitalia di avere a disposizione, previo pagamento del biglietto, posti per una capienza idonea sul treno IC delle 9.25, o altro analogo, in modo da poter giungere insieme a Roma ed essere "accompagnati" dalle forze di polizia allo stadio, fu respinto da Trenitalia che si limitò a comunicare che fin dall'alba della domenica erano previsti, secondo i normali orari, numerosi treni diretti a Roma, delle diverse categorie. In effetti si deve ricordare in questa sede come da tempo è stata preclusa la possibilità dell'organizzazione dei treni speciali per i tifosi (anche se non era questa la richiesta della tifoseria, che invece intendeva regolarmente pagare il biglietto e rappresentare la necessità di predisporre i mezzi e le capienze per consentire un trasporto cumulativo o quasi dei tifosi, nella forma del cd. charter, strumento che risulta comunemente utilizzato dalla società ferroviaria a richiesta di associazioni, gruppi, organizzazioni sindacali ecc...), per cui anche gli organi destinati al controllo dell'ordine pubblico non poterono intervenire, se non al di là di un modesto tentativo di "moral suasion" nei confronti delle ferrovie.


4) La mattina del 31 agosto presso la stazione di Piazza Garibaldi si presentarono 1500 tifosi circa, fra cui rappresentanti di tutti i gruppi ultras delle due curve e diverse centinaia di tifosi non legati ad essi, evidentemente condizionati dalla chiamata a raccolta e dal tam tam dei tifosi organizzati. Va evidenziato che dai tabulati acquisiti presso Trenitalia può trarsi la convinzione che la stragrande maggioranza dei soggetti presenti sul binario era muniti di biglietto. Questo dato complessivo, dedotto dai tabulati, è confermato con certezza per i primi 500 tifosi circa, filtrati la blocco della Polizia, i quali passarono dopo aver mostrato il biglietto (di cui 400 avevano acquistato un biglietto cumulativo). Il notevole numero di tifosi, però, e la necessaria lentezza del filtraggio, con la crescente consapevolezza che il treno non fosse in grado di contenere tutti i presenti, creò i primi malcontenti, per cui ad un certo punto, approfittando del disorientamento dovuto al malore di uno dei tifosi in fila, fu forzato il filtraggio ed i passeggeri ebbero accesso al treno senza alcun controllo.

5) Iniziò una fase caotica, come immaginabile, con l'assalto al treno ed il tentativo della forze di polizia di trovare una soluzione con Trenitalia tale da garantire l'ordine pubblico. Deve segnalarsi come la Digos abbia evidenziato che la prima fase del filtraggio ebbe un andamento regolare e tranquillo anche grazie al contributo dei capi-ultras che fornivano le necessarie indicazioni ai tifosi. Forzato il blocco però, non fu più possibile sottoporre a reale controllo i viaggiatori. Si riuscì solo a far aggiungere altre 4 carrozze al treno e, con un ritardo di circa due ore, si ritenne necessario dare l'ok per la partenza per evitare guai e tumulti difficilmente controllabili, in un giorno fra l'altro di grande affluenza ordinaria per il controesodo estivo.


6) Durante il viaggio, come si anticipava, il treno è stato oggetto di atti vandalici e seri danneggiamenti. La capienza dello stesso non era in grado di assorbire quella massa di soggetti e le condizioni oggettive in cui si trovarono, unitamente alla consapevolezza di "far tardi alla partita", istigò il branco al compimento di inqualificabili condotte di vandalismo.


7) All'arrivo alla stazione Termini di Roma, il branco si diede ai cori ed al lancio di fumogeni. Molti di essi si presentavano per il caldo a torso nudo e mettevano in bella mostra gli immancabili tatuaggi. Condotte queste di scarso impatto aggressivo ma di indiscutibile suggestione mediatica, ed infatti esse furono nei giorni seguenti più volte rimbalzate sulle reti nazionali e locali e sui siti internet, contribuendo forse più dei gravi fatti di danneggiamento, ad indurre le successive sanzioni, nonché il grave danno di immagine che ne derivò per i veri tifosi napoletani e per la stessa città partenopea.

8) Allo stadio i tifosi del Napoli giunsero per il secondo tempo della partita, e durante la gara e nel deflusso successivo non si realizzarono fatto degni di rilievo o di nota.


9) Alla stazione Termini, per il rientro vi furono alcuni problemi organizzativi che determinarono ritardi nella partenza. Si riuscì a garantire un rientro sostanzialmente unitario ai tifosi.


Questi sostanzialmente i fatti.Grave, dunque, la condotta di danneggiamento del treno; miope quella dell'osservatorio di autorizzazione della trasferta; superficiale e deresponsabilizzante quella di trenitalia.Si è già fatto cenno alle immagini televisive dell'arrivo dei tifosi e della loro uscita dalla stazione Termini. L'effetto fortemente suggestivo di quelle immagini trovò immediato conforto nel bollettino diramato da Trenitalia che quantificava in 500.00,00 euro i danni al treno IC 520.Seguirono autorevoli interventi delle più alte autorità politiche e delle massime cariche di polizia, anche con l'invito agli organi di polizia giudiziaria di denunciare tutti (!) i tifosi presenti sul treno (ma come identificarli ?) per associazione per delinquere .Ogni dichiarazione, nel seguire dei giorni, accresceva l'attenzione mediatica in un circolo che si autoalimentava senza possibilità di discernere i fatti, sicuramente gravi, dalla suggestione.
Fino all'annuncio che l'IC 520 era il treno dei pregiudicati e dei camorristi; che, dunque, il tifo organizzato del Napoli era controllato dalla camorra e che occorreva comprendere per quale ragione la camorra avesse voluto gestire in quel modo scellerato la trasferta di Roma. Risultavano poi, dagli accertamenti sui nominativi degli acquirenti dei biglietti, circa 800 soggetti su 3000 gravati da precedenti di polizia, alcuni anche per 416 bis c.p.Nel fuoco delle indagini che da alcuni sono state condotte sulla tifoseria organizzata del Napoli è certamente entrato il problema del rapporto fra tifoseria organizzata e camorra. Sono state riportate alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia da cui emerge chiaramente che molti capi ultras abbiano maturato gravi precedenti penali e siano legati, magari per parentela, a soggetti della criminalità organizzata. E' emerso però che tali acquisizioni, al momento, assumono carattere "statico", quasi di fotografia di una situazione che appare per lo più legata al fatto che la gran parte dei gruppi organizzati sono radicati sul territorio, nei quartieri di Napoli e nelle città della provincia, per cui appare consequenziale che essi siano spesso espressione di quella subcultura che, dal lunedì al sabato, si esprime con la violenza intollerabile che caratterizza il territorio napoletano (omicidi, estorsioni, rapine, violenze di vario genere, assenza diffusa di ogni percezione di legalità) e la domenica trovano ricovero in alcuni settori delle curve (e per fortuna solo alcuni).
Insomma allo stato delle indagini non è emerso che la camorra manifesti interesse a gestire le curve, atteso che la criminalità organizzata si muove in base ad interessi economici che vanno evidentemente ricercati, nel mondo del calcio, in altri settori, e non certamente nel gestire il comportamento violento delle diverse organizzazioni di tifosi ultras.Non si è compreso, invero, per quale ragione destò sorpresa e scalpore il dato numerico sopra riportato relativo al numero dei pregiudicati presenti sul treno o che, quantomeno, parteciparono alla trasferta ed avevano acquistato il biglietto. Ebbene, se si tiene conto che la gran parte di quei tifosi, giovani fino ai 30 anni circa, provengono probabilmente da una fascia di cittadini di scarsa scolarizzazione, di incerta occupazione e di provenienza da quartieri o comuni degradati e disagiati; se si considerano, una volta e per sempre, i numeri dei reati, delle denunce, degli arresti, delle condanne, che occupano l'attività delle forze di polizia e degli uffici giudiziari del Distretto; se ci si ferma a riflettere solo sul numero degli omicidi, o su alcuni fatti insopportabili che promanano dalla violenza della ns. società (chi può dimenticare la drammatica fine di un noto avvocato civilista), perché meravigliarsi che un 1/3 o 1/4 di quei cittadini-tifosi, occasionalmente presi a campione, abbiano acquisito pregiudizi di polizia, anche per fatti gravi?
Perché invece non meravigliarsi del contrario, e cioè del fatto che, stante quella violenza diffusa di partenza, a Napoli lo "stadio", metaforicamente inteso, pur caratterizzato periodicamente da comportamenti violenti di alcuni gruppi, come le recenti indagini hanno dimostrato e che vanno severamente sanzionati, appare in proporzione meno violento della stessa città in cui "esso" ha sede?
Perché non riflettere sul fatto che in altri contesti e altre città italiane, pur caratterizzate da una qualità media della vita, dei servizi, e dell'ordine civile di gran lunga superiore a quella napoletana, lo "stadio", con la medesima metafora, si presenta viceversa molto più violento della città di riferimento?Considerazioni queste che dovrebbero forse guidare in maniera più approfondita gli organi della giustizia sportiva rispetto alle sanzioni generalizzate comminate e che hanno finito per danneggiare la società sportiva, estranea ai fatti, gli abbonati, in gran parte nemmeno presenti a Roma, e l'intera tifoseria napoletana che, anche nell'ambito del variegato mondo ultras, rappresenta un unicum nella tifoseria italiana, se solo si vuole pensare al numero dei gruppi ultras ed al fatto che il Napoli Calcio è l'unica grande squadra che si avvale del tifo organizzato spalmato su entrambe le curve . Invero appare opportuna una riflessione sulla responsabilità oggettiva delle società di calcio, che rischia di divenire una potente arma di ricatto in pugno proprio ai violenti; ed invece incentivare e riformare i DASPO, da considerare sempre più misure di prevenzione da legare alla pericolosità dei singoli soggetti, attraverso una valutazione che non tenga conto solo della pericolosità da stadio ma anche della pericolosità generica della persona, da desumesi per esempio dai precedenti penali e di polizia. Un modello più moderno di DASPO, nel caso del treno di Roma Napoli, avrebbe consentito di sanzionare i soggetti pericolosi presenti su quel treno, e non la generalità indiscriminata dei tifosi.Così come occorre pensare ad una nuova fattispecie penale che qualifichi e sanzioni i reati da branco essendo, come già evidenziato, inidoneo lo schema dell'associazione per delinquere per queste ipotesi.
Insomma in sintesi, e per tornare a Roma-Napoli, a parere del pubblico ministero con riferimento al "treno dei pregiudicati e dei camorristi", non emerge tanto il fatto che i tifosi siano camorristi, quanto piuttosto che anche i camorristi ed i pregiudicati siano tifosi ! Situazione che naturalmente deve indurre a tenere sempre alta l'attenzione sui comportamenti del tifo organizzato, al fine di sensibilizzare una cultura dello sport e della legalità che ben può trovare palestra in curva, e nel rapporto passionale del tifoso con la squadra, a partire però dalla piena consapevolezza che le condotte del tifoso devono innanzitutto essere sottoposte alle medesime regole delle condotte del cittadino in qualsiasi altra porzione del territorio dello Stato.Deve a questo punto farsi chiarezza sui danni riportati dal treno; valutazione questa che può avere incidenza anche sulla qualificazione giuridica del reato come devastazione o come danneggiamento.Deve innanzitutto evidenziarsi che nella sua memoria la difesa di Trenitalia indica i seguenti danni, di gran lunga inferiori, già in prima approssimazione a quella somma di 500.000,00 euro "sparata" ai media nell'immediatezza; invero i danni al materiale rotabile e la manodopera necessaria per il ripristino sono stati quantificati dalla persona offesa in circa 185.000,00 euro; ad essa vengono aggiunti danni per "fermo carrozze" per circa 130.000,00 euro, intendendosi i danni ricevuti dalla società per avere dovuto fermare le carrozze danneggiate in attesa delle necessarie riparazioni. Questi dati, forniti dalla persona offesa, sono stati oggetto di alcune considerazioni critiche da parte della polizia giudiziaria nella informativa del 24 febbraio 2009. Va innanzitutto rilevata la difformità fra i danni denunciati per le quattro carrozze aggiunte alla stazione di Napoli, circa 4500, 00 euro, e quelli degli altri undici vagoni, poi giunti alla destinazione finale di Torino, di circa 180.000, 00 euro.
In effetti per le prime quattro la polizia giudiziaria ha potuto effettuare una constatazione diretta dei danni nella immediatezza, in data 31 agosto 2008, ed anche in questo caso la valutazione della persona offesa è apparsa in eccesso. Ma, soprattutto, per le 11 vetture ricoverate a Torino tale constatazione diretta non è stata possibile, e si è dovuto procedere per riscontri successivi. In questo caso Trenitalia si è limitata a fornire la stima dei danni complessivi (137.256,90 € per i materiali , 45.000 € per la manodopera), limitandosi a specificare l'ammontare degli stessi ripartito per ogni carrozza. Non è stato fornito l'elenco dei singoli danni riscontrati ed il costo unitario dei pezzi di ricambio utilizzati per la loro riparazione. Si è dunque proceduto ad alcune considerazioni critiche sulla base dei sopralluoghi effettuati dalla Polfer di Roma e soprattutto, su delega di questo P.M., dalla Digos di Torino, pur intervenuta a riparazioni ormai in corso (si era già provveduto a smontare, ad asportare e a sfoderare i sedili per la relativa pulizia) . Da tale raffronto sono emerse evidenti difformità in eccesso, sia in fatto che di ordine logico, fra le indicazioni di Trenitalia e le verifiche della polizia giudiziaria.Anche in ordine ai danni da "fermo" si registrava che Trenitalia considerava che tutte ed 11 carrozze avevano subito un fermo di 38 giorni, risultando invece evidente agli atti che alcune di esse furono rimesse in circolazione dopo pochi giorni, senza considerare poi la assoluta assenza di specificazione sulla determinazione in 309 euro giornalieri del costo unitario del fermo.Si rilevava inoltre che i danni denunciati si riferivano ad una situazione iniziale della manutenzione delle carrozze ignota e considerata dalla persona offesa come di perfetto stato manutentivo tutto da verificare.
Orbene da queste poche considerazioni emerge come la quantificazione del danno operata dalla persona offesa, che già si discosta di molto da quella prima stima di 500.000, 00 euro, si è rivelata innanzitutto generica, non supportata da probante documentazione, ed in alcuni casi verificata in notevole eccesso da alcune controlli a campione della polizia giudiziaria.